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PMI penalizzate dall’inerzia digitale

PMI penalizzate dall’inerzia digitale

Provo a dare un seguito alla news di ieri circa lo stato dell’arte su Industria 4.0…Il manifatturiero italiano fatica a cogliere le opportunità dell’Industria 4.0: perdura un certo immobilismo e manca una visione a lungo termine

Nonostante il buon esito di molti progetti di “innovazione intelligente”, lo scenario si presenta ancora parecchio disomogeneo ma con la chiara indicazione che sono le PMI a mostrare maggiore propensione al cambiamento. Il principale fattore frenante sembra essere l’inerzia psicologica, penalizzata maggiormente dalla scarsa conoscenza del potenziale offerto dalla digitalizzazione, sempre e soprattutto nelle PMI. Di fronte a stimoli al cambiamento, la tendenza di molti Imprenditori è quella di mantenere inalterato lo status quo, rimandando azioni migliorative a un futuro mai prossimo…

L’errore di fondo è pensare che l’innovazione promossa da Industria 4.0 non sia altro che una delle diverse forme di “incentivi all’ammodernamento…”. Invece la finalità degli interventi di Industria 4.0 è si promuovere l’adozione di nuove tecnologie, ma per affrontare un percorso di trasformazione digitale che consenta alle Aziende di reggere la concorrenza e di incrementare la competitività mediante la digitalizzazione dei processi produttivi e l’adozione di nuovi modelli di business                       (M.D.M)

PMI IN RITARDO TECNOLOGICO: 4.0 allo stato attuale

PMI IN RITARDO TECNOLOGICO: 4.0 allo stato attuale

PMI in ritardo tecnologico

Sono stati pubblicati dal MISE i risultati dell’indagine MISE-Met “Imprese e Tecnologie 4.0” su un campione di 23.700 imprese di tutte le dimensioni (incluse quelle con meno di 10 dipendenti) e di tutte le regioni d’Italia. A leggerli bene, questi risultati, non sembra che la trasformazione digitale e la conversione alla 4.0 stiano di fatto travolgendo il tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Anzi, solo 8,4% delle imprese manifatturiere italiane utilizza almeno una tecnologia 4.0 A queste si aggiunge un ulteriore 4,7% di imprese che ha in programma, nel prossimo triennio, investimenti specifici. Le imprese “tradizionali”, cioè quelle che abitualmente non utilizzano tecnologie 4.0, né hanno in programma interventi futuri, rappresentano ancora, purtroppo, la maggioranza della popolazione industriale (86,9%).

La propensione verso queste nuove tecnologie aumenta con il crescere del numero di addetti (già al di sopra dei 10 addetti le imprese 4.0 rappresentano il 18,4% del totale delle piccole imprese, tra i 50 e i 249 addetti si raggiunge il 35,5%, sino al 47,1% delle imprese con almeno 250 dipendenti.

Le tecnologie più diffuse

Poco meno della metà delle imprese 4.0 utilizza solo le tecnologie di gestione dei dati acquisiti lungo la catena produttiva, mentre il 36% è attivo sia nelle tecnologie relative al processo produttivo in senso stretto (incluse progettazione e simulazione) sia nella gestione dei dati e, il 16% delle imprese 4.0 utilizza esclusivamente le tecnologie produttive senza quelle relative ai dati. In termini di orientamento tecnologico, nell’indagine emerge come la cybersecurity, l’integrazione orizzontale delle informazioni e IoT rappresentino l’ambito più diffuso per gli investimenti aziendali.

Gli obiettivi dichiarati

Con l’utilizzo di strumenti e tecnologia 4.0, gli Imprenditori si sono dati una serie di obiettivi: primo è l’incremento della competitività ottenibile dalla maggiore efficienza produttiva (ottimizzazione dei costi, riduzione degli errori, maggiore flessibilità alle variazioni della domanda). I vantaggi si allargano, tuttavia, anche a fattori non di mero costo, verso economie di varietà e di personalizzazione dei prodotti e di introduzione in nuovi mercati (Obiettivo trasversale è comunque la volontà e necessità di aumentare la qualità dei prodotti e la riduzione degli errori.

Competenze: i manager 4.0 sono più giovani

Alla maggiore dimensione delle imprese 4.0 si associa la presenza di un management mediamente più giovane e qualificato

Settori Verticali: il Made in Italy è il meno recettivo

La maggiore propensione all’utilizzo delle tecnologie 4.0 è presente nel comparto delle macchine elettriche e delle apparecchiature elettroniche; seguono il comparto della fabbricazione di mezzi di trasporto, il settore della chimica e della plastica mentre il fenomeno 4.0 si riduce sensibilmente del tipico “ Made in Italy”: legno-mobili, filiera dell’agroalimentare e dell’abbigliamento

Il ruolo delle politiche pubbliche

L’indagine Mise-Met evidenzia anche come, nel processo di trasformazione 4.0 sinora avvenuto, il ruolo delle politiche pubbliche sia stato incisivo: il 56,9% delle imprese 4.0 ha utilizzato almeno una misura di sostegno pubblico. Le imprese hanno utilizzato in larga prevalenza il super ammortamento e l’iper ammortamento (36,8%), a seguire il credito d’imposta per le spese di R&S (17,0%) la Nuova Sabatini (19,8%) e i fondi di garanzia (11.3%).

C’è ancora molto da fare….!

(Di Alice A. Lamiera)

FORMAZIONE INDUSTRIA 4.0

FORMAZIONE INDUSTRIA 4.0

FORMAZIONE I4.0, ma il tempo stringe…

Piano Nazionale Industria 4.0, è partita la fase della “formazione”… Lo scorso 22 giugno è stato pubblicato in #Gazzetta Ufficiale (n. 143) il decreto interministeriale 4-5-2018 che dà attuazione a quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2018 (205/17) ai commi 45-46: un bonus in forma di incentivo fiscale destinato alle Imprese che intendono investire nella formazione dei propri dipendenti in un’ottica di Industria 4.0

Nel Decreto vengono specificati soggetti destinatari, spese e attività ammissibili, modalità e misure del credito d’imposta. Fra le attività ammissibili: #Prototipazione rapida, #Sistemi di visualizzazione, #Robotica avanzata e Collaborativa, #Interfaccia uomo macchina, #Manifattura additiva, #Stampa 3D, #IoT e delle macchine, #Integrazione digitale dei processi. Il credito spetta in misura pari al 40% delle spese ammissibili sostenute nel periodo di imposta agevolabile e nel limite massimo di 300.000,00 € per ciascun beneficiario.

Va detto che il #bonus per il quale sono disponibili 250 mln, è attivo in via sperimentale solo per l’anno in corso. Restano dunque pochi mesi per usufruirne.

Business plan: il ruolo del marketing

Business plan: il ruolo del marketing

Business plan: il ruolo del marketing

Senza marketing  i potenziali clienti potrebbero non essere a conoscenza del vostro prodotto o del vostro servizio e potreste non vendere o vendere poco.  Ecco perché è necessario includere il marketing nel business plan.

Innanzitutto, bisogna creare una guida, un documento scritto. Il raggiungimento degli obiettivi scritti si verifica più spesso degli obiettivi non scritti, quindi pianificate il marketing in un documento includendo le strategie.

La pianificazione degli sforzi di marketing coinvolge non solo il marketing manager ma tutta la dirigenza poiché è relativo a tutti gli aspetti di un business. Il successo di questa attività deve anche essere stimato, quindi utilizzare le previsioni di vendita all’interno del business plan.

Un piano di marketing efficace richiede anche uno sguardo da vicino ai prodotti e servizi della stessa società e un confronto con i diretti concorrenti in quel mercato. Tra i vari compiti, il reparto marketing deve rivedere i prodotti in termini di qualità, interesse dei clienti e la loro risposta.

Infine deve tenere conto del ruolo dei prezzi per l’azienda e per i prodotti e servizi. Bisogna dunque tenere anche in conto i prezzi dei concorrenti e poi confrontarli con quelli proprietari: i risultati aiuteranno a sviluppare un piano che preveda un prezzo più in linea con il mercato, nonché a raggiungere i propri obiettivi di vendite.

PERCHE’ UN CLIENTE DOVREBBE COMPRARE IL MIO PRODOTTO-SERVIZIO?

PERCHE’ UN CLIENTE DOVREBBE COMPRARE IL MIO PRODOTTO-SERVIZIO?

Quando si parla di Nuovi Mercati, è fondamentale affrontare il discorso della Value Proposition, ovvero della reale percezione del valore del bene/servizio che si offre al mercato e se questo è in linea con le aspettative dei clienti. Questo tipo di riflessione andrebbe fatto con la forza vendite e il marketing in quanto è nel loro quotidiano lavoro che si deve manifestare la risposta alla domanda: conosco esattamente il valore di quello che vado a vendere e soprattutto, riesco a trasferire tutte queste informazioni al cliente in modo che possa passare ad un secondo livello di valutazione di quello che gli sto proponendo? Inoltre, PERCHE’ QUEL CLIENTE DOVREBBE COMPRARE IL MIO PRODOTTO piuttosto che quello di un Ns concorrente? Ricordate sempre che il primo cliente per un’azienda è il proprio commerciale, quindi, dare le giuste informazioni e gli strumenti appropriati, può solo aiutare il Vs collega a vendere di più e a generare business per l’Azienda. Oltre a dover comunicare rapidamente la qualità di un prodotto o di un servizio, è necessario saper condensare in un messaggio ridottissimo tutta l’identità dell’azienda del brand; è qui che entra in gioco la value proposition.
La value proposition è una frase pensata per sintetizzare il vostro argomento di vendita. Il suo scopo è includere tutto ciò che può distinguere la vostra attività da tutte le altre presenti nel mercato, aiutandovi a guidare il cliente potenziale durante il suo processo decisionale. Senza una value  proposition, perdete l’opportunità di rivolgervi direttamente al vostro target di riferimento per spiegare perché dovrebbe scegliere voi invece di un qualsiasi concorrente.

Certo, condensare all’interno di un’unica frase tutto quello che siete e che fate non è facile. Ecco allora alcune semplici domande che dovreste prendere in considerazione prima di scrivere la vostra value  proposition.

1. Cosa fate esattamente?

Al fine di stabilire una value proposition convincente dovete essere in grado di stabilire con chiarezza cosa fate e quali metodi utilizzate per rendervi diversi dalla concorrenza diretta. Assicuratevi che tutti i componenti della vostra squadra abbiano chiaro in mente cosa ci si aspetta da loro e perché. Dovrebbero, insomma, essere capaci di spiegare in che modo il proprio ruolo contribuisca al raggiungimento del successo del vostro prodotto o servizio.

2. Avete individuato il target di riferimento?

Probabilmente, i migliori suggerimenti per la costruzione della value  proposition vi arriveranno dal vostro ufficio vendite, essendo questo in comunicazione a livello quotidiano con i vostri Clienti e sapendo quindi riconoscere il profilo delle persone giuste a cui proporre il vostro prodotto o servizio.

Non ha alcun senso creare del contenuto che non tenga minimamente conto del tipo di persona che state cercando di raggiungere; per questo è essenziale allineare gli sforzi dell’ufficio marketing a quelli dell’ufficio vendite.

3. In che modo il vostro prodotto o servizio soddisfa le aspettative del mercato?

Provate a fare un passo indietro e a pensare quale sia il vero scopo per cui i vostri prodotti o servizi sono stati pensati. Quale problema sono in grado di risolvere? Una volta che avete un’idea precisa su come i vostri prodotti possano contribuire alla soluzione dei punti chiave dei vostri clienti, potete cominciare a ricostruire questo tipo di informazione in forma scritta. Attribuite ai vostri prodotti il ruolo di elemento indispensabile e ipotizzate cosa succederebbe se i vostri clienti decidessero di farne a meno.

Alla fine di questa analisi, l’individuazione delle parole giuste con cui veicolare il vostro messaggio dovrebbe risultare abbastanza semplice.

LB Consulting cerca di aiutare le Aziende ad approcciare il giusto Mercato con la giusta Strategia, così da ridurre gli sprechi (tempo, denaro) e massimizzare gli investimenti realizzando, con l’Azienda cliente, un modello che racchiude Obiettivi, Programmazione e Pianificazione.

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